sabato 13 ottobre 2012

CHITARRA ELETTRICA DBZ BOLERO CHERRY SUNBURST



Complice una simpatica iniziativa promozionale avviata dal negozio di zona D-MUSIC, in collaborazione con l’importatore italiano del marchio statunitense, ho avuto l’opportunità di provare alcune chitarre, di fresco arrivo in negozio. In particolare ho testato il modello BOLERO CHERRY SUNBURST, la sorella BOLERO BLACK ed un’altra chitarra della serie BARCHETTA.
Soffermiamo l’attenzione sulla prima. Lo strumento evidenzia una spiccata ispirazione alla classiche LES PAUL GIBSON, sia per quanto attiene la forma (singola spalla mancante), l’elettronica (una classica copia di humbuckers), sia per altre specifiche generali (innesto manico/corpo set/neck, scala corta di 24,75”, scelta dei legni corpo in mogano con top in acero). L’esame più attento svela subito alcune personalizzazioni del progetto: la tavola sul corpo presenta alcuni scavi un po’ particolari che “alleggeriscono” e modernizzano il look dello strumento; i pick up, di fabbricazione originale DBZ hanno la possibilità di essere splittati usando il “coil tap” inserito nel potenziometro del tono, infine i controlli sono ridotti a un solo volume e un solo tono, a tutto vantaggio dell’immediatezza. Classico il selettore a tre posizioni (manico/coppia/ponte) per la scelta dei pick-up.
Appena imbracciato lo strumento si presenta subito, per dire, “amichevole”. Il peso è abbastanza contenuto, non ho dati precisi ma lo stimo tra i 3,5 ed i 4kg, e la tastiera, in palissandro ma tinta ebano con eleganti segnatasti a punto ed intarsio particolare al 12^ tasto, è molto comoda, con tasti ben rifiniti. Ciò, unito alla forma del manico, una “C” abbastanza stretta, conferisce allo strumento  una suonabilità assolutamente comoda e rilassata. I bending escono con facilità e anche puntate “velocistiche” trovano un terreno assolutamente adeguato.  Le meccaniche, tre per lato, sono Grover  ed hanno una resa progressiva e buona tenuta dell’accordatura.
Per la prova del suono ho collegato la chitarra ad un Roland Micro Cube, in modo da poter contare su una ampia paletta di possibilità sonore, dal clean più cristallino fino al metal pesante. Lo strumento evidenzia da subito una bella voce, sia sui puliti che su crunch e distorti, con i due pick up alquanto reattivi e diversificati.
Interessante la possibilità di splittare una delle due bobine, dimagrendo un po’ le frequenze e trovando combinazioni, specie con i pick ups abbinati, utili per arpeggi clean e per accompagnamenti in genere.  Certo non possiamo pretendere di trovare i suoni di una Strato o di una Tele, ma le possibilità sono sicuramente utilizzabili. La resa dei pick-ups è autorevole, ed al primo impatto non si presenta l’immediato desiderio di up-grade verso Duncan o Di Marzio.
Lo strumento, anche se presenta la stessa impostazione della blasonata americana, non evidenzia certo la stessa profondità di suono, lo stesso spessore del modello ispiratore (siamo anche su una fascia di prezzo di ¼ delle varie Les Paul originali). Emerge però un timbro generalmente più aperto ed arioso, a beneficio della versatilità complessiva, ricordando la prontezza di attacco degli strumenti con manico avvitato, pur mantenendo un timbro corposo sia su clean che a maggiori livelli di gain.
In definitiva ci troviamo di fronte ad una chitarra interessante, che può essere una valida scelta per chi fosse alla ricerca di uno strumento tipo Les Paul con due humbuckers senza svenarsi.  Certo, nella fascia di prezzo (tra i 450 ed i 550 euro a seconda della finitura) la concorrenza sul mercato non manca: si vedano al riguardo le varie Epiphone, Ibanez serie Art, Cort, Fender Black-top. Rispetto alla concorrenza, ovviamente secondo quanto  ho testato personalmente, si percepisce una qualità complessiva migliore, una grande versatilità che potrebbe portare la chitarra ad essere l’unico strumento di un rocker, con possibilità di coprire territori dal blues al metal, ed una notevole personalità estetica.
Strumento da provare e tenere senz’altro in considerazione.

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