venerdì 26 luglio 2019

UNO SGUARDO AL MOOER GE 300




Da un post su faceboolk avevo appreso che da D Music era arrivata la Mooer Ge 300 e, confidando
nella cordialità e disponibilità dello staff, mi sono ripromesso di passare a provarla. Sfruttando una mezz'oretta libera così mi sono approcciato a questa nuova macchina, incuriosito da un lato dal battage mediatico che ha accompagnato l’uscita di questo nuovo modello, ritardata di circa un anno dai primi annunci, dall’altro curioso di vedere gli eventuali miglioramenti rispetto alla Ge200, che avevo provato velocemente sempre nello stesso negozio.
Va detto che quest’ultima, che si colloca in un segmento medio del mercato (un po’ sopra alle più cheap zoom, boss di prima fascia e digitech per quello che ne è rimasto ma ben sotto alle blasonate nuove headrush ed helix) mi aveva abbastanza ben impressionato per i suoni, ma l’avevo tra me un po’ bocciata per le carenze “di formato”, ovvero mancanza di un loop effetti e, magari, qualche switch in più.

La nuova GE300 già ad un primo sguardo promette ciò che mancava alla piccola: due belle file di switch completamente programmabili, un retro farcito di connessioni, tra cui doppia uscita xlr, doppio loop effetti, ingresso aux per basi musicali, lettori etc, midi, insomma un sacco di cose utili, veramente completo.  Vengono nel contempo confermati  i piccoli pulsanti di accesso diretto ai vari blocchi, veramente comodi, e l’ampio display veramente ben leggibile. La  “scatola” in metallo, dall’apparenza molto robusta, da proprio una bella impressione.
La prima scorsa dei presets conferma le positive impressioni della sorella piccola, forse con una presenza anche maggiore e un bel po’ di suoni già ben utilizzabili su clean, crunch e lead. Sicuramente poi “spappolando” si può arrivare a timbri di soddisfazione, l’editing già da pannello sembra molto friendly. La scelta di ampli, cab ed effetti è sterminata, comprendendo più o meno tutti le marche ed i modelli più conosciuti.
E, dopo pochi presets si scopre la vera arma in più di questa macchina, ovvero il modulo synth, polifonico con tre oscillatori. La prima patch mi regala un pad stupendo, che accompagna un clean leggermente effettato, consentendo suoni molto evocativi e di ispirazione. Intravedo immense potenzialità per uno come me, da tempo innamorato delle tastiere ed affascinato da macchinette tipo B9, Mel9 di Ehx o dal nuovo guitar Synth della Boss.
Sospendo la prova, per non innamorarmi perdutamente, e chiedo il prezzo della macchina. 750 euro, ovvero ben più del doppio del predecessore e vicino ai prezzi di concorrenti già affermati come appunto Helix e Headrush. Rimango in prima battuta un po’ basito, mi attendevo un 500 max 600, pensando alla macchina come al semplice upgrade della sorellina minore, che nuova viene sulle 300.
Poi ho fatto una riflessione: Qualche macchina di generazione precedente, quale Boss gt100 oppure il Pod 500x o il Digitech rp1000, con cui ho avuto lunga frequentazione, costavano al momento dell’uscita sul mercato tra i 400 ed i 500 euro e, salvo la rp1000 che ora non c’è più, hanno sostanzialmente tenuto la quotazione, forse qualche 50 euro in meno. Bene. Dando per scontata la qualità e resa sonora come almeno pari (ma è invece ben superiore) dobbiamo aggiungere il lettore di IR implementabile incorporato (esternamente un Mooer radar costa ca 130 euro nuovo e lavora solo in mono), un modulo looper completo (diciamo ulteriori 100 euro), il modulo synth (ehx è a 235, il boss nuovo sui 200 e questi non salvano le configurazioni in presets), aggiungiamo inoltre la completa flessibilità della catena effetti, la presenza di accordatore, pedale di espressione, formato compatto e resistente, ecco che il costo complessivo appare tutto sommato giustificato. Beh, quasi quasi faccio due conti su che cosa ricavo a vendere un po’ di pedalanza che uso poco……..