Complice una simpatica iniziativa promozionale avviata dal
negozio di zona D-MUSIC, in collaborazione con l’importatore italiano del
marchio statunitense, ho avuto l’opportunità di provare alcune chitarre, di
fresco arrivo in negozio. In particolare ho testato il modello BOLERO CHERRY
SUNBURST, la sorella BOLERO BLACK ed un’altra chitarra della serie BARCHETTA.
Soffermiamo l’attenzione sulla prima. Lo strumento evidenzia
una spiccata ispirazione alla classiche LES PAUL GIBSON, sia per quanto attiene
la forma (singola spalla mancante), l’elettronica (una classica copia di
humbuckers), sia per altre specifiche generali (innesto manico/corpo set/neck,
scala corta di 24,75”, scelta dei legni corpo in mogano con top in acero). L’esame
più attento svela subito alcune personalizzazioni del progetto: la tavola sul
corpo presenta alcuni scavi un po’ particolari che “alleggeriscono” e
modernizzano il look dello strumento; i pick up, di fabbricazione originale DBZ
hanno la possibilità di essere splittati usando il “coil tap” inserito nel
potenziometro del tono, infine i controlli sono ridotti a un solo volume e un
solo tono, a tutto vantaggio dell’immediatezza. Classico il selettore a tre
posizioni (manico/coppia/ponte) per la scelta dei pick-up.
Appena imbracciato lo strumento si presenta subito, per
dire, “amichevole”. Il peso è abbastanza contenuto, non ho dati precisi ma lo
stimo tra i 3,5 ed i 4kg, e la tastiera, in palissandro ma tinta ebano con
eleganti segnatasti a punto ed intarsio particolare al 12^ tasto, è molto
comoda, con tasti ben rifiniti. Ciò, unito alla forma del manico, una “C”
abbastanza stretta, conferisce allo strumento una suonabilità assolutamente comoda e
rilassata. I bending escono con facilità e anche puntate “velocistiche” trovano
un terreno assolutamente adeguato. Le
meccaniche, tre per lato, sono Grover ed
hanno una resa progressiva e buona tenuta dell’accordatura.
Per la prova del suono ho collegato la chitarra ad un Roland
Micro Cube, in modo da poter contare su una ampia paletta di possibilità
sonore, dal clean più cristallino fino al metal pesante. Lo strumento evidenzia
da subito una bella voce, sia sui puliti che su crunch e distorti, con i due
pick up alquanto reattivi e diversificati.
Interessante la possibilità di splittare una delle due
bobine, dimagrendo un po’ le frequenze e trovando combinazioni, specie con i
pick ups abbinati, utili per arpeggi clean e per accompagnamenti in
genere. Certo non possiamo pretendere di
trovare i suoni di una Strato o di una Tele, ma le possibilità sono sicuramente
utilizzabili. La resa dei pick-ups è autorevole, ed al primo impatto non si
presenta l’immediato desiderio di up-grade verso Duncan o Di Marzio.
Lo strumento, anche se presenta la stessa impostazione della
blasonata americana, non evidenzia certo la stessa profondità di suono, lo
stesso spessore del modello ispiratore (siamo anche su una fascia di prezzo di ¼
delle varie Les Paul originali). Emerge però un timbro generalmente più aperto
ed arioso, a beneficio della versatilità complessiva, ricordando la prontezza
di attacco degli strumenti con manico avvitato, pur mantenendo un timbro corposo
sia su clean che a maggiori livelli di gain.
In definitiva ci troviamo di fronte ad una chitarra
interessante, che può essere una valida scelta per chi fosse alla ricerca di
uno strumento tipo Les Paul con due humbuckers senza svenarsi. Certo, nella fascia di prezzo (tra i 450 ed i 550
euro a seconda della finitura) la concorrenza sul mercato non manca: si vedano
al riguardo le varie Epiphone, Ibanez serie Art, Cort, Fender Black-top. Rispetto alla concorrenza, ovviamente secondo quanto ho testato personalmente, si percepisce
una qualità complessiva migliore, una grande versatilità che potrebbe portare la
chitarra ad essere l’unico strumento di un rocker, con possibilità di coprire
territori dal blues al metal, ed una notevole personalità estetica.
Strumento da provare e tenere senz’altro in considerazione.