venerdì 11 marzo 2022

Piccole storie di ordinario disagio - nuovo album 2022 ViLorenzProject

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Per ascoltare i brani clicca qui 

Da qualche tempo maturavo il desiderio di scrivere un po' di canzoni focalizzate sul disagio. Certo non il disagio vero, di chi versa in condizioni difficili, magari con poca speranza. Volevo indirizzarmi sul disagio del piccolo borghese, quello di chi magari ha le palle piene della sua quotidianità, di "le donne, il tempo ed il governo" (cit. Faber), di chi magari sente di avere perso le chiavi della propria vita e del proprio destino, scippate da "entità malvagie". Certo la pandemia ed il lungo "lockdown" hanno favorito queste riflessioni, anche se alla fine è più comodo rimanere nella propria "confort zone", che di disagio vero, in verità, ne vede proprio poco.... 

I tempi di lavorazione, come sempre nelle autoproduzioni, sono stati lunghetti. Tra cogliere le idee, farle maturare, vestirle di parole e musica, suonare e cantare le canzoni, registrarle, rivederle, buttare via tutto, ricominciare, risuonare, ricantare, oddio che schifo, sistemare le tracce (dovrei scrivere mixare....) rifinire, la copertina, caricarle su soundcloud etc. finalmente si è giunti alla fine, altro che nel frattempo il contesto esterno è cambiato ancora una volta bruscamente, passando da uno "scazzo" da pandemia a una apprensione vera per la guerra che ha investito il popolo ucraino. 

Certo che in questo contesto le piccole storie di ordinario disagio di noialtri assumono una valenza proprio misera, e questo lavoro può sembrare quanto meno già un po' datato, se non inopportuno. 

Non vogliatemene, era ormai tutto pronto ed i tempi sono nel frattempo precipitati. 

Ascoltiamoci comunque un po' di musica, raccogliendoci nella speranza che questa crisi trovi celere soluzione, e che tanta gente innocente finisca presto di soffrire. 

Un abbraccio a tutti. 


Tutti i testi e le musiche composti da Lorenzo Masenello, eccetto il testo di "Sensazione", adattamento di una poesia di Arthur Rimbaud.

mercoledì 26 agosto 2020

I 20 ASSOLI DI CHITARRA CHE PREFERISCO

Nei giorni del "Lockdown", chiuso forzatamente  in casa, mi incuriosivano le varie catene proposte su Facebook (un disco al giorno per venti giorni, i migliori sette quadri, etc) che hanno rappresentano una bella immagine delle esperienze culturali delle varie generazioni non nascondendo a volte qualche bella sorpresa. Ho voluto così dare anch'io il mio contributo, e, da chitarraio che sono voglio parlare degli ASSOLI DI CHITARRA che nel tempo ho trovato più interessanti, sia a livello tecnico che a livello emozionale. Parlare di assoli,in fondo è parlare dei vari chitarristi, ma questa volta voglio porre l'accento sulle singole prove, su quello che hanno rappresentato per me una volta scoperte. La mia non è una classifica, nell'esposizione ho scelto un ordine, magari nemmeno molto preciso, cronologico di scoperta. Ho comunque lasciato per ultimi i tre che ritengo più importanti per me (non più belli o migliori, quelli più importanti per me). Cominciamo (per ascoltare i brani clicca qui):

THE BEATLES - SOMETHING 

La prima chitarra era approdata a casa da poco, dovevo ancora iniziare ad andare a lezione, il poco che imparavo veniva da un metodo scalcagnato, da quello che i miei fratelli apprendevano dagli amici (in piena era beat) o da quello che riuscivo a sbirciare quando facevano le prove i ragazzi più grandi che già avevano un gruppo (Luciano Canola e Stefano Zanco). I Beatles giravano spesso sul vecchio Europhon di casa, io a occhi aperti sognavo di suonare un giorno questa canzone del grande George Harrison. Riascoltata adesso lascia ancora a bocca aperta per la raffinatezza del giro armonico e per il tocco di seta di George!

THE BEATLES - WHILE MY GUITAR GENTLY WEEPS 

Dagli ascolti dell'antologia Blu dei Beatles (1967/1970) dopo Something la puntina andava spesso a cercare questo brano. All'epoca non sapevo che il chitarrista che suonava la solista era niente meno che mr. Eric Clapton, non sapevo quanto lo avrei nel tempo amato e venerato, non sapevo che avrei proposto questa canzone nel repertorio di ogni band con cui mi sarei trovato a suonare. Non avevo nemmeno la più pallida idea di che cosa fossero quei bending che tanto assomigliavano alle urla di un cuore frustato (gently weeps....) Sapevo che già mi colpiva nelle viscere, anche se ero piccolo......

SANTANA - EUROPA 

Non un semplice assolo, ma una vera esposizione melodica di tutto il brano. All'epoca andava molto in radio, e tutti noi aspiranti chitarristi tenevamo Santana molto in considerazione, perchè lo trovavamo tutto sommato abbordabile. (Luigi Savegnago). A riascoltarlo ora, emoziona ancora la qualità e pienezza del suono, il tocco sopraffino, la stupenda pronuncia ritmica.

CROSBY, STILLS, NASH & YOUNG - ALMOST CUT MY HAIR 

L'antologia dell'Atlantic girava spesso in casa e questo era il mio brano preferito. Penso che la Lead Guitar fosse opera di Steve Stills, mentre nente meno che mr. Neil Young faceva i contrappunti nel solo principale. Per l'epoca fantascienza.

DEEP PURPLE - HIGHWAY STAR 

L'hard rock iniziava a bussare prepotentemente ed i Deep Purple erano testata d'ariete, guitata dal grande Blackmore. Smoke on the water un riff obbligatorio, la mascella cadde all'ascolto di questa (beh, a pari merito con Child in time....)

LED ZEPPELIN - STAIRWAY TO HEAVEN 

La conoscenza di questa canzone era anticipata dalla sua fama. Tutti non parlavano d'altro e, da buon chitarrista classico, mi trovai a imparare gli arpeggi ancora prima di averla ascoltata tutta. Quando finalmente misi le mani sul disco (il live del 1973 al Madison...)si aprì un mondo! Ma al di là dell'innegabile bellezza del brano e presente che poi Jimmy Page è diventato uno dei miei chitarristi preferiti, che ho ascoltato e studiato a fondo, rimane la grandiosità di quell'assolo, pur giocato su figure semplici (perlopiù pentatonica di la minore), ma nobilitato da fraseggi fluidi ed espressivi, da un inesauribile phatos dinamico che culmina nei bending finali. Capolavoro.

FOCUS - FOCUS III  

Gruppo olandese abbastanza sottovalutato, era ritenuto la risposta continentale ai Jethro Tull. Lo scoprimmo grazie ai già nominati "amici più grandi che già avevano un gruppo" che avevano scelto Sylvia (altro brano grandioso) come apertura dei loro concerti (parliamo dei primissimi anni 70 pensate quanto avanti erano...). Tutto il playing di Jan Ackermann è da godere, ascoltare a fondo e studiare. Ho scelto questa, per il suo cambio dinamico veramente entusiasmante.

ALLMAN BROTHERS BAND - MOUNTAIN JAM 

Duane Allman e Dicky Betts, doppia chitarra solista. Amavo questa musica che veniva dal Blues, con qualche spruzzo di contry e quella sensazione di libertà, confermata da quelle lunghe svisate totalmente improvvisate, libere dagli schemi melodici precisi che potevano (semplicisticamente) caratterizzare quanto ascoltato fino ad allora. Al minuto 27,20 parte l'assolo finale di Duane Allman, capolavoro di espressività, tocco, qualità del suono.

YES - STARSHIP TROOPER 

Steve Howe all'epoca (anzi ancora adesso) era tanta roba, ricordo quando vidi al cinema il film di Yessongs, uscii inebetito, con la sensazione di avere visto qualcosa di inarrivabile. Godiamoci dal min. 7.00 in poi, prima il solo di moog di Wakeman e poi quello di Howe, grande sintesi di espressività e "tiro".

PINK FLOYD - TIME 

Ancorchè il David sia estremamente considerato da tutti i chitarristi per il suo tocco e soprattutto per il suo suono (direi quasi che due maroni....) all'epoca non mi catturò più di tanto, i Pink Floyd, ed in particolare The Dark Side of The Moon che rimane un album "da isola deserta", mi colpivano di più per l'equilibio del loro insieme. Ho apprezzato il Gilmour solista in un secondo momento. Facile sarebbe citare Confortably, ma quello di Time resta il mio solo preferito.

VASCO ROSSI - ALBACHIARA 

Magari oggi fa sorridere una citazione di Maurizio Solieri e del solo di Albachiara, ma non posso dimenticare i primi ascolti sconvolgenti (....roba da paura). Durante il militare c'erano in camerata diversi ragazzi emiliani che ascoltavano le cassette di Vasco Rossi. Assolo di notevole valore sia espressivo, che tecnico e ritmico.

TOTO – HOLD THE LINE  

quando uscì il primo disco dei Toto ero perlopiù intrippato nel prog, e questi facevano un rock un po’ hard, un po’….canzonettaro, li guardai con sufficienza. Però il video di lancio del primo singolo Hold The Line era proprio figo, e mi trovai ad ammettere, nelle mie stupide conversazioni con altri aficionados, che l’assolo era proprio bello. Confermo tutt’ora, assolutamente asfaltato dalla carriera di quel giovane e fighissimo chitarrista……

JEFF BECK – CAUSE WE ENDED AS LOVERS 

Scoprii Beck molto più tardi di Page e Clapton, mi andai a comperare il disco, Blow by blow, quello con la les paul ox-blood in copertina, in quanto sulle riviste di chitarra che nel frattempo avevo iniziato a leggere assiduamente, il Becko era mooolto considerato.  Non rimasi deluso, e la canzone di spicco era appunto Cause we ended as lovers, brano di Stevie Wonder che, in questa interpretazione, rappresenta una vera antologia di quanto può essere espressiva  una chitarra. Non è un vero assolo, quanto, come la già citata Europa, una intera canzone melodicamente supportata dalla chitarra. Tecnicamente ed espressivamente sicuramente una spanna sopra.

OZZIE OSBOURNE – GOODBYE TO ROMANCE 

Nei primi anni 80 il buon Ozzie, storico cantante dei Black Sabbath, avvio una proficua carriera solistica, e reclutò un giovane chitarrista di Los Angeles, tale Randy Rhoads, con il quale produsse due splendidi album finchè, un maledetto e stupido incidente aereo spense la stella del giovane astro nascente della chitarra.  Qui parliamo di rock piuttosto duro, quasi metal, ma Randy aveva un fraseggio assolutamente personale ed elegante, dove i tradizionali stilemi del rock erano mutuati da una solida conoscenza della musica classica. E’ uno dei chitarristi in assoluto che mi emoziona ad ogni ascolto. Ho scelto Goodbye to romance, anche se in sé è una canzonetta, oltre che per il magnifico assolo perché mi smuove altri ricordi. Ma dovremmo mettere in evidenza tutti i due album suonati da Randy con Ozzie.

MARILLION – INCUBUS  

Gruppo affacciatosi sulla scena nei primi anni 80, definito come “neo progressive” in quanto riprendeva un certo approccio delle più celebri band dei primi 70, in un momento in cui Disco e Punk avevano stravolto tutto, e su altro versante si affacciava la “new wave, che comunque non mi aveva mai convinto. Salutai all’epoca l’avvento di Fish e soci come una boccata di aria fresca, anche se velocemente si riteneva il gruppo lontano dai fasti dei predecessori. Certo, Steve Rothery non era né Howe, né Fripp Né Hackett però….  A me piaceva.  E tanto. Lo sentivo molto affine alle mie corde come stile. Così affine che, una sera, ascoltando in macchina questo brano con un amico, al partire dell’assolo verso i quattro minuti, costui disse “ehi, ma questo ti copia!” Oddio, non era proprio così, ma lo ritenni tanto un bel complimento…..

GARY MOORE – THE STORY OF THE BLUES 

Nei primi anni 90 Gary Moore, che aveva alle spalle una buona carriera come chitarrista hard, uscì con un paio di dischi di blues (Still got the blues e After Hours) che acquistai, anche qui convinto da buone recensioni.  Fu uno di quegli incontri che dopo due minuti ti sembra di conoscerti da sempre… Il solo di The Story of the blues è veramente tosto, per la bordata di passione che mette in campo, spinta da un suono grande come una casa. Epico.

STEVE VAI – FOR THE LOVE OF GOD 

Qui siamo sempre nei primi anni 90, e Steve si stava affermando, dopo gli esordi come turnista di Frank Zappa, con la carriera solista. Tecnica, controllo del suono e dello strumento, feeling, tutto ai vertici. Un alieno delle sei corde.


Veniamo al podio, ma diciamo che è un primo posto ex equo…..

STEVE HACKETT – THE MUSICAL BOX CLOSING SECTION 

Chi mi conosce avrà pensato che ero uscito di senno a dimenticarmi il grande Steve, ma non c’erano rischi che ciò potesse succedere. Sicuramente ai vertici della mia personalissima classifica, di Hackett mi piace…. Tutto. Uso della 12 corde, della Nylon guitar, il suono ed il fraseggio sull’elettrica, le sue doti di compositore, a mio avviso ancora più grandi di quelle di chitarrista, il suo lavoro nei Genesis.  Non è stato semplice scegliere un assolo da indicare in questa lista di preferiti. Facile sarebbe stato mettere il celeberrimo assolo di Firth of Fifth, oppure la closing section di After the Ordeal. Oppure Every Day o Spectral Morning.  Ma ho scelto il finale di Musical Box, un minuto circa di piena catarsi, il giusto epilogo all’eccentrica storia narrata dall’altrettanto grande Peter. Su un articolo ho letto una volta che il solo finale di Musical Box fa alzare i peli delle braccia anche a chi non li ha. Ecco.

DREGS – CONVERSATION PIECE

Magari Steve Morse è conosciuto ai più per la sua militanza nei Kansas o per avere sostituito Blackmore nei Deep Purple.  Ma già nei primi anni 80 aveva costruito una grande carriera nei Dregs o come solista. I Dregs facevano una musica che andava molto negli states, una fusion con elementi di jazz, classica e rock forse un po’ eccentrica alle nostre orecchie. Ma l’assolo che parte in Conversation Piece intorno al quarto minuto resta per me uno dei vertici che si possono ascoltare per la chitarra elettrica, per costruzione, timbro, espressività, tecnica. Monumentale.

FRANCO MUSSIDA – AMICO FRAGILE 

Ero giovane quando vidi a Vicenza il famoso concerto di De’ Andrè con la Premiata, all’epoca De Andrè non lo cagavo proprio mentre ero assolutamente affascinato dalla PFM. Speravo quella sera che almeno il repertorio fosse ripartito tra il cantautore ed il gruppo. Ovvio che non ci capii un gran che di quella serata, che anzi mi lascio un po’ deluso…. Certo che quegli assoli in quella canzone lunghissima…..  Il tempo, e purtroppo la sua morte, mi portarono a riconsiderare tutta l’opera di De Andrè e a restituirgli la sua posizione tra i grandi (il più grande in Italia azzardo). E con lui ovviamente il Live con la Pfm, che sono arrivato ad amare, a studiare a fondo, tanto da misurarmi più volte live con questo repertorio.  L’interpretazione di Mussida in Amico Fragile è semplicemente amore all’ennesima potenza. Non potrei rimanere senza.  



sabato 7 marzo 2020

Un Domani Migliore - nuovo album 2020

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Non c'è particolare entusiasmo in questo avvio del 2020 nel pubblicare un nuovo album. L'evidente emergenza sanitaria che ci occupa ogni giorno assorbe ogni pensiero, ogni energia. Ci sforziamo tutti di non pensarci, di provare a condurre una vita normale e quant'altro, ma non è semplice. Speriamo che anche questo Coronavirus  passi e tutto si risolva per il meglio. 

Bah, proviamo comunque a distrarci con un po' di musica, in fondo mi sono impegnato molto a produrre quest'ultimo lavoro e sarei proprio felice se qualcuno trovasse interesse ad ascoltarlo. 

Intanto avviso subito ogni ascoltatore che questo disco NON è politicamente corretto.  Contiene riferimenti espliciti a qualche argomento di attualità, descritto secondo la mia visione, assolutamente personale. Non voglio di sicuro fornire risposte definitive a questioni particolarmente complesse, nessuno ha la verità in tasca, e tanto meno io. Ma se insieme a qualche accordo e a qualche melodia riuscissi a favorire qualche riflessione, allora il risultato di questo lavoro sarà  raggiunto. Buon ascolto a tutti. 


ORIZZONTI

Sin dagli albori i popoli si sono mossi, cercando terre più fertili, oppure riparo dai nemici. Poi per fuggire da persecuzioni varie, politiche o religiose. Oppure erano semplicemente reietti in patria che hanno poi fondato ad esempio gli Stati Uniti d’America. Tutti, ma proprio tutti, potevano vantare una grande determinazione, tutti cercavano un domani migliore.


QUESTIONE DI PROSPETTIVA

Giusto o sbagliato, errore o virtù, bianco o nero, chiaro o scuro. In mezzo mille tonalità di grigio. E se fosse solo una questione di prospettiva?


UN DOMANI MIGLIORE

Arrivano, nessuno li vuole, altri invece sì, al fine di sfruttarli. Si alzano grida, gli haters in testa, pochi pensa no che è solo fortuna non trovarsi a parti invertite….



HATER - LEONE DA TASTIERA

La comunicazione non è mai stata semplice come ora. Tramite i social qualsiasi stronzo può ora pontificare. Nascono così queste nuove figure….


GRENFELL

Nel quartiere londinese di Grenfell, il 14/06/2017, prese fuoco un grattacielo che conteneva un centinaio di appartamenti, di taglio abbastanza umile, abitato quasi in toto da stranieri. La canzone è dedicata alle 72 vittime del disastro, in particolare agli italiani  Gloria e Marco.


SE HAI PIU' DI QUELLO CHE TI SERVE

Se hai più di quello che ti serve
Puoi costruire  un tavolo più grande
Se hai più di quello che ti serve
Non  innalzare muri ancor più alti. 


BRIGANTI O EMIGRANTI

Un conto è nascere e crescere in un contesto di un certo tipo, nei cosiddetti quartieri bene. Un altro essere figlio della periferia, a fare una vita di periferia. Un certo tipo di scelta può diventare inevitabile. 



COSI' NON VA

C’è anche chi arriva e pensa di fare quello che gli pare, fregandosene del contesto, della cultura e degli usi in cui si dovrebbe inserire. Ma così non va… 




C'E' UNA PORTA IN FONDO ALL'ISOLA

Qualche tempo fa mi sono imbattuto in un post su FaceBook di Paolo Ganz, valente musicista e scrittore veneziano che seguo sempre con piacere. In questo post Paolo riportava alcune sue esperienze di viaggio, tra le quali la sua visita alla "Porta d'Europa", innalzata a Lampedusa, nel punto più remoto dell'isola, in onore ed alla memoria delle innumerevoli persone che hanno trovato la morte in mare, nel tentativo di raggiungere un domani migliore. Questa esperienza mi ha molto colpito, ispirando questa breve canzone, che chiude questa carrellata su alcune situazioni che sono più o meno legate al tema della migrazione, nella speranza che tutti, prima o poi, possano trovare "un posto da chiamare il mio".




Tutti i brani sono stati composti, arrangiati e suonati da Lorenzo Masenello nello studio "Il Garage" loc. Stanga - Vicenza - fine 2019/inizio 2020

Drum loops by "The Loop Loft"
Foto di copertina, cortesia di Donna Santuzza


venerdì 26 luglio 2019

UNO SGUARDO AL MOOER GE 300




Da un post su faceboolk avevo appreso che da D Music era arrivata la Mooer Ge 300 e, confidando
nella cordialità e disponibilità dello staff, mi sono ripromesso di passare a provarla. Sfruttando una mezz'oretta libera così mi sono approcciato a questa nuova macchina, incuriosito da un lato dal battage mediatico che ha accompagnato l’uscita di questo nuovo modello, ritardata di circa un anno dai primi annunci, dall’altro curioso di vedere gli eventuali miglioramenti rispetto alla Ge200, che avevo provato velocemente sempre nello stesso negozio.
Va detto che quest’ultima, che si colloca in un segmento medio del mercato (un po’ sopra alle più cheap zoom, boss di prima fascia e digitech per quello che ne è rimasto ma ben sotto alle blasonate nuove headrush ed helix) mi aveva abbastanza ben impressionato per i suoni, ma l’avevo tra me un po’ bocciata per le carenze “di formato”, ovvero mancanza di un loop effetti e, magari, qualche switch in più.

La nuova GE300 già ad un primo sguardo promette ciò che mancava alla piccola: due belle file di switch completamente programmabili, un retro farcito di connessioni, tra cui doppia uscita xlr, doppio loop effetti, ingresso aux per basi musicali, lettori etc, midi, insomma un sacco di cose utili, veramente completo.  Vengono nel contempo confermati  i piccoli pulsanti di accesso diretto ai vari blocchi, veramente comodi, e l’ampio display veramente ben leggibile. La  “scatola” in metallo, dall’apparenza molto robusta, da proprio una bella impressione.
La prima scorsa dei presets conferma le positive impressioni della sorella piccola, forse con una presenza anche maggiore e un bel po’ di suoni già ben utilizzabili su clean, crunch e lead. Sicuramente poi “spappolando” si può arrivare a timbri di soddisfazione, l’editing già da pannello sembra molto friendly. La scelta di ampli, cab ed effetti è sterminata, comprendendo più o meno tutti le marche ed i modelli più conosciuti.
E, dopo pochi presets si scopre la vera arma in più di questa macchina, ovvero il modulo synth, polifonico con tre oscillatori. La prima patch mi regala un pad stupendo, che accompagna un clean leggermente effettato, consentendo suoni molto evocativi e di ispirazione. Intravedo immense potenzialità per uno come me, da tempo innamorato delle tastiere ed affascinato da macchinette tipo B9, Mel9 di Ehx o dal nuovo guitar Synth della Boss.
Sospendo la prova, per non innamorarmi perdutamente, e chiedo il prezzo della macchina. 750 euro, ovvero ben più del doppio del predecessore e vicino ai prezzi di concorrenti già affermati come appunto Helix e Headrush. Rimango in prima battuta un po’ basito, mi attendevo un 500 max 600, pensando alla macchina come al semplice upgrade della sorellina minore, che nuova viene sulle 300.
Poi ho fatto una riflessione: Qualche macchina di generazione precedente, quale Boss gt100 oppure il Pod 500x o il Digitech rp1000, con cui ho avuto lunga frequentazione, costavano al momento dell’uscita sul mercato tra i 400 ed i 500 euro e, salvo la rp1000 che ora non c’è più, hanno sostanzialmente tenuto la quotazione, forse qualche 50 euro in meno. Bene. Dando per scontata la qualità e resa sonora come almeno pari (ma è invece ben superiore) dobbiamo aggiungere il lettore di IR implementabile incorporato (esternamente un Mooer radar costa ca 130 euro nuovo e lavora solo in mono), un modulo looper completo (diciamo ulteriori 100 euro), il modulo synth (ehx è a 235, il boss nuovo sui 200 e questi non salvano le configurazioni in presets), aggiungiamo inoltre la completa flessibilità della catena effetti, la presenza di accordatore, pedale di espressione, formato compatto e resistente, ecco che il costo complessivo appare tutto sommato giustificato. Beh, quasi quasi faccio due conti su che cosa ricavo a vendere un po’ di pedalanza che uso poco……..

giovedì 1 dicembre 2016

NEW!!!! ALL ALONG THE TESINA RIVER - DEMO 2016 DI LORENZO MASENELLO

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Enjoy it!



LORENZO MASENELLO - ALL ALONG THE TESINA RIVER

  1. NELLA CORRENTE
  2. NERO
  3. EROE DEL FANGO (Remembering Cedro)
  4. WORKAHOLIC MAN
  5. AT THE END OF A WORKAHOLIC DAY
  6. VOLI VIA
  7. SE CADRO' DI NUOVO
  8. ALL ALONG THE TESINA RIVER
  9. ISOLA DELLE CORRENTI
  10. CARRATOIS
  11. MARZAMEMI

Tutti i brani sono stati composti, arrangiati e suonati da Lorenzo Masenello nello studio "Il Garage" loc. Stanga - Vicenza - tra agosto e novembre 2016


Drum loops by "The Loop Loft"
Mastering by "Landr"
Un ringraziamento particolare a Federico Sartori per la foto di copertina e per l'ispirazione della Title Track.


Contatti:

Disponibile su: 
h

lunedì 5 agosto 2013

PRIMAVERA A NOVEMBRE - DEMO 2013 DI LORENZO MASENELLO


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1)       Primavera a novembre
2)       Abbiamo veramente bisogno
3)       Indiano metropolitano
4)       Obsolescenza
5)       Un pazzo
6)       State rischiando molto
7)       Canzone d’autunno
8)       Notte dopo la festa
9)       Alla fine….non piove più



“Primavera a novembre”  è stata ispirata da un post di  Alessandra Spazian.
Il testo  di “Canzone d’autunno” è una traduzione della poesia “Chancon d’automne” di Paul Verlaine.

Tutti i brani, eccetto per quanto sopra evidenziato, sono stati composti , arrangiati e suonati da Lorenzo Masenello, nello studio “Il Garage” loc. Stanga – Vicenza – tra giugno e agosto  2013.

Contatti:

Disponibile su:
https://soundcloud.com/lorenzo-masenello-1/sets/primavera-a-novembre-new-demo

domenica 2 dicembre 2012

THE DISKETTO - EP DI GOODBYEVISA

Ero al telefono con l'amico Nereo, stimato batterista nonche' affezionato Fat Boy, quando uscì un'idea quantomeno originale: "perchè questa sera non fai un giro qui ad Arzignano, che c'è mio figlio Cesare che presenta con il suo gruppo il nuovo disco?" 
L'uggiosa giornata novembrina, unita ad un umore personale in linea con la stagione, mi spingevano a declinare l'invito. Era venerdì' sera, avevo tutta la settimana sulle (s)palle...e la prospettiva di una sera in  pigiama e ciabatte a cazzeggiare su Facebook. 
Ma appena cenato, la curiosità si insinuava in me, e dopo una bella doccia, decisi di prendere a calci le mie pigrizie di cinquantenne appesantito e recarmi a vedere che cosa questi sbarbatelli avevano confezionato. 
Raggiunsi una gremita Enoteca Palladio in centro ad Arzignano che i ragazzi del gruppo stavano accordando gli strumenti ed iniziando la prima canzone. Individuati gli amici Nereo ed Alberto e scroccato un prosecco a Nereo (a proposito grazie..) eccomi pronto a gustare lo spettacolo. 
Il quartetto si presentava con un look di garage-band verace. Basso, chitarra elettrica, batteria ed un front-man armato di chitarra acustica vissuta, con tanto di adesivi a coprire chissà quali ferite...
Avanti quindi con un po' di cover e, rotti gli indugi delle prime canzoni, ecco il gruppo mettere sul piatto le loro migliori pietanze, fatte di spontaneità, groove, voglia di divertirsi e di divertire. I quattro picchiano come carrettieri, con una grinta che dona nobiltà a canzoni forse semplici e tecnicamente un po naif.
Non me ne intendo molto di punk, di grunge, di indie e quant'altro, territori tra i cui confini si forma lo stile dei nostri, ma so individuare dove c'è cuore e passione. Quindi  ben vengano le strummate di questi due chitarristi da spiaggia, anzi tre ancorchè uno prestato al basso, le cover improbabili alle mie orecchie di anziano rocker e ben vengano soprattutto le loro canzoni originali, così fresche ed orecchiabili. 
Quasi due ore di spettacolo, con l'enoteca colma di amici festanti e, per bis finale, una ripresa di "Psyco Killer" dei Talking Heads che spacca, con Cesare alle pelli ed alle pentole scatenato,  a lasciare intravedere  una tecnica pronta per ben altre mete... Doveroso quindi l'acquisto dell'EP, anzi due copie, una per me ed una per diffondere il verbo. 
L'ascolto del disco, il giorno successivo, ha evidenziato da subito una piacevolissima sorpresa: la spigolosità selvaggia del live è ricondotta in ambiti più sobri, grazie ad una produzione elegante, che esalta anzi  la freschezza delle canzoni e la loro godibilità. I quattro brani  si "bevono" d'un fiato, e una volta finiti, si è pronti ad nuovo ascolto, e poi a un'altro ancora, sempre con un sorriso tra un brano e l'altro...
Che dire, amici Goodbyevisa, avanti a scrivere altre canzoni, ma scrivetene e suonatene tante. E sotto a suonare in giro, io faccio il tifo per voi!